@edicolafiore. La rassegna stampa più bizzarra, ma mai così apprezzata

Standing ovation per l’Edicola di Fiorello. Secondo Antonio Dipollina “rimanda a tutto quello che, in Italia, tra radio e tv non c’è: e di cui ci sarebbe un gran bisogno. Per Aldo Grasso – una delle penne più pungenti del giornalismo italiano – “@edicolafiore è solo un atto di generosità, un regalo di chi è cosciente del proprio talento e gioca con un’inedita forma di gloria clandestina”. Anche Sky si è accorta del successo del format e alcuni giorni fa ha annunciato lo sbarco del programma su Sky Uno.
Amici dell’edicola è fatto di riprese amatoriali e della classica capacità d’improvvisazione di Fiorello che, senza mai apparire in video, inquadra con l’iPhone “i suoi amici del bar”: infreddoliti e veraci, intenti a leggere i quotidiani e a produrre una delle più bizzarre (e meno istituzionali) rassegne stampa. Ogni mattina il video viene poi postato su Youtube e su Twitter, dove gli internauti non esitano a cliccare e a condividere il filmato, che viaggia con una media di 10 mila visualizzazioni.
Secondo Francesco Specchia il format proposto da Fiorello non è nuovo, ma “l’ha inventato Gianni Ippoliti un quarto di scolo fa” … Come spiegare, allora, il grande successo del programma, tanto da attirare anche le attenzioni di Sky, emittente notoriamente moderna e sperimentatrice? Probabilmente, per la capacità dello showman di condensare in 10 minuti al giorno le notizie più interessanti e appealing del panorama italiano. Riproponendole in chiave ironica e mettendole a disposizione, gratuitamente, di un numero infinito di lettori.

L’interesse degli internauti nei confronti di questo format trova riscontro anche nell’indagine dell’Osservatorio sul Capitale sociale degli italiani, promosso da Demos-Coop che dimostra come gli italiani utilizzino sempre più la Rete per molti usi, tra cui l’informazione e l’aggiornamento sui fatti del mondo. La lettura dei quotidiani on-line coinvolge circa due utenti su tre; il 40% dei cittadini considerati complessivamente. Lo stile di lettura non è però uguale per tutti. Si legge con maggiore o minore frequenza. Si combina con i giornali cartacei oppure ci si affida solo alla rete. Il successo di Fiorello conferma anche l’interesse crescente del pubblico nei confronti di un’informazione che si fa sempre più ironica. Lo sa bene Giovanni Floris che, vede gli ascolti di Ballarò schizzare alle stelle, quando Maurizio Crozza imita politici e Manager. E lo sa anche Milena Gabanelli che, domenica scorsa, in collegamento con Fabio Fazio, si è rivolta sarcasticamente a Luciana Littizzetto chiedendole: “Ma Fabio Fazio ti invita o ti regala dei fiori visto che gli impenni la curva?” …

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21 dicembre 2012

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Apple sarà Made in Usa

Apple sarà nuovamente Made in Usa. Alcuni gironi fa, infatti, il CEO Tim Cook, in un’intervista a Bloomberg, ha annunciato che una delle linee di Mac attualmente in commercio in Cina verrà fabbricata esclusivamente in Usa, a partire dal 2013.
L’investimento per riportare parte della produzione negli Stati Uniti sarà di 100 milioni di dollari. Contributo sicuramente significativo nella campagna per la reindustrializzazione degli Stati Uniti e che di certo non potrà che lavorare in modo positivo sulla reputazione della Apple. La news ha fatto il giro del mondo e, stando alle dichiarazioni del Sole 24 Ore, “ha fatto notizia, tanto da relegare in secondo piano anche i travagli in Borsa del titolo”.

In questi ultimi mesi negli Stati Uniti, oltre all’azienda di Cupertino, sarebbero diverse le imprese che prevedono rimpatri di parte delle attività. Il Boston Consulting Group, in uno studio dal titolo “Made in America, again”, ha annunciato che il 37% delle grandi imprese manifatturiere sta pianificando forme di rientro in USA, causate probabilmente dagli aumenti dei salari in Cina, dai miglioramenti della produttività negli Stati Uniti, dall’indebolimento del dollaro e dagli incentivi pubblici.
Inoltre, in un sondaggio appena realizzato, il Council of Supply Chain Management Professional ha dichiarato che il 40% delle imprese del settore hi-tech crede che questo trend di trasferimento di produzione verso gli Stati Uniti, continuerà anche nei prossimi mesi. Prospettive rosee dunque per l’economia statunitense e per l’azienda di Cupertino, che “potrebbe sfruttare” questa strategia di rientro anche in ottica PR, per raffreddare le polemiche sul proprio rapporto con la Foxconn; causa, negli scorsi mesi, di non pochi rumors intorno all’immagine e alla reputazione della Apple …

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12 dicembre 2012

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CSR e reputation: Intesa San Paolo lavora ai fianchi dei fornitori di Tesco e Nokia

Tesco, una delle più grandi reti di supermarket al mondo, e Nokia si sono impegnate a ridefinire i rapporti con la propria filiera di fornitori, dopo i solleciti del Gruppo Bancario Intesa San Paolo.
Si chiama azionariato attivo ed è una strategia di responsabilità sociale (CSR) messa in atto dal gruppo bancario attraverso il proprio fondo pensione: il Fapa. Forte dei propri 26mila iscritti e di un patrimonio di oltre 1,4 miliardi il Fapa ha attivato un dialogo costruttivo (engagement) con alcuni investitori, tra cui Tesco e Nokia, per stimolarli ad adottare comportamenti sempre più trasparenti e buone regole di governance. Il dialogo è in atto da un anno e, ad oggi, i risultati sono sicuramente significativi. Dopo le sollecitazioni del Fapa, Tesco ha infatti deciso di interrompere la collaborazione con un fornitore indonesiano, produttore di polpa di cellulosa, colpevole di abbattere illegalmente alcune foreste per motivi commerciali. Nokia, invece, sta facendo chiarezza in merito ai propri rapporti con la Foxconn, società taiwanese che produce componenti elettronici per diverse multinazionali, già teatro di numerose rivolte da parte dei lavoratori. In Italia, escludendo le attività di Banca Etica, le strategie di azionariato attivo non sono ancora particolarmente diffuse, ma come racconta Vitaliano D’Angerio dalle pagine di Plus24, appena rinnovate grazie ad un importante restyling, il Gruppo Bancario Intesa San Paolo con il proprio fondo pensione, rappresenta una case particolarmente interessante.

Del resto, nel corso degli anni, il Gruppo Intesa San Paolo è sempre stato particolarmente attivo in ambito CSR. Non solo costruendo la propria identità e reputazione su valori forti e condivisi, ma dotandosi anche di una particolare struttura per monitorare e coordinare le diverse tematiche legate alla responsabilità sociale: l‘Unità Corporate Social Responsibility. La struttura presenta periodicamente una relazione al Comitato di Controllo del Consiglio di Sorveglianza sullo stato di implementazione del Codice Etico, sulle criticità e le segnalazioni degli stakeholder. In Italia l’interesse dei Manager nei confronti delle attività di CSR è ormai consolidato, infatti secondo Mario Molteni, professore di economia aziendale all’Università Cattolica di Milano, l’88% delle imprese italiane riconosce ormai l’alto valore del fenomeno della responsabilità sociale. Impegno nei confronti dell’ambiente e della società che garantisce anche un decisivo miglioramento nella propria reputazione, nel rapporto con il territorio, nella relazione con gli stakeholder e nel clima interno all’azienda.

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05 dicembre 2012

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Il cambio di rotta del Ministro Fornero

Ieri il Ministro Elsa Fornero ha deciso di non partecipare ad una conferenza stampa, presso il ministero della Salute, dopo le richieste incalzati di una troupe delle Iene sulla situazione dei lavoratori dell’Isfol. Come racconta direttamente Filippo Roma del programma satirico di Italia Uno: “Il ministro se l’è data a gambe. E, alla sbarra d’uscita, dopo un pessimo limbo, è sgattaiolata via”. Il contributo di Filippo Roma è stato pubblicato sul canale youtube del Fatto Quotidiano e, a sole due ore dalla pubblicazione, aveva già ricevuto 305 visite. E probabilmente le visualizzazioni aumenteranno. Del resto, negli ultimi mesi, gli scivoloni mediatici del Ministro del Lavoro e dei suoi collaboratori sono rimbalzati sui media, facendo la fortuna (in termini di audience, lettori o visualizzazioni) dei siti web, dei giornali e dei programmi Tv. Dal tormentone “choosy”, genialmente reinterpretato da Maurizio Crozza per Ballarò (578.250 visualizzazioni su Youtube in un solo mese) al ”Se a 28 Anni non sei laureato, sei uno sfigato”, pronunciato dal ViceMinistro Michel Martone e diventato – dopo solo un’ora – trend topic su Twitter, con gli hashtag: #sfigato, #sea28 e #martone. Per non parlare della dichiarazione: “Il lavoro non è un diritto”, rilasciata dal Ministro Fornero al Wall Street Journal lo scorso 27 giugno. L’affermazione era inserita all’interno di un discorso più ampio sulla riforma del lavoro appena approvata, ma numerosi quotidiani ne hanno fatto il titolo dell’articolo e gli utenti non hanno esitato a condividere il pezzo. Il Corriere della Sera, ad esempio, con “Bufera Fornero: Il lavoro non è un diritto” ha ottenuto oltre 9 milioni “mi piace” e 117 tweet.

Come dimostrano i numeri sopra citati, il pubblico è particolarmente sensibile verso le gaffe dei personaggi pubblici e i giornalisti lo sanno bene. I contenuti vengono trasformati in spettacolo e l’articolo o il servizio viene immediatamente premiato in termini di visualizzazioni o di audience. Ma forse le cose stanno cambiando. Almeno, è quello che siamo portati a credere, dopo il rifiuto di ieri del Ministro Fornero di rispondere alle provocazioni delle Iene o dopo il recente allontanamento dei reporter dalla sala della Fondazione Croce. Elsa Fornero e i propri collaboratori sembrerebbero aver cambiato strategia di comunicazione e di esposizione mediatica, affidandosi a strumenti di comunicazione sicuramente meno partecipativi e diretti (comunicato stampa/incontro a porte chiuse), ma decisamente più sicuri in termini di tutela della propria web reputation.
Seguiremo le prossime scelte mediatiche del Ministro Fornero e, chiaramente, vi terremo aggiornati …

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22 novembre 2012

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L’Inter, Sneijder e il divieto di twittare. Lacrime di coccodrillo?

Immaginiamo per un momento di essere il Capo Ufficio Stampa dell’Inter che, la mattina del 9 novembre, si è ritrovato la rassegna stampa invasa da articoli critici per l’immagine e la reputazione della propria società calcistica. Un esempio su tutti: “Bavaglio social: l’Inter vieta Twitter a Sneijder. Autogol nerazzurro”. Motivo scatenante? I cinguettii secondo noi deliranti della moglie di Wesley Sneijder, preoccupata per le sorti del marito, dopo il divieto impostogli dalla squadra di non raccontare troppe cose di sé e della propria attività professionale sul social network. Ma vediamo la vicenda nei dettagli.

Lo scorso 8 Novembre l’Inter ha vietato a Sneijder, twittatore incallito, di raccontare notizie inerenti alla squadra sul social network. Divieto eccessivo? Non proprio, considerando che il giocatore era già stato ripreso dall’azienda per aver cinguettato, all’indomani dell’infortunio, che non si curerà in Italia, ma in California. Come ha scritto Andrea Sorrentino dalle pagine di Repubblica: “certi viaggi a volte rimangono segreti, perché se uno va a curarsi dall’altra parte del mondo non è che le strutture del club ci facciano una gran figura”. Considerazione corretta, soprattutto in un’ottica di tutela della reputazione e dell’immagine del club. Probabilmente la squadra si sarebbe confrontata con la stampa in merito al percorso di riabilitazione di Sneijder, ma solo dopo aver definito con l’atleta una chiara strategia mediatica. Adesso, e sempre facendo l’esercizio di trasmigrazione nel capo ufficio stampa dell’Inter, va bene gestire le issue quotidiane provocate più o meno quotidianamente dei tanti giocatori della propria squadra ma dover gestire anche la comunicazione delle mogli dei giocatori diventa davvero mission impossibile.

Come sappiamo Twitter in Italia è una piattaforma in costante crescita e, stando agli ultimi dati Audiweb (marzo 2012), gli italiani sul social da 140 caratteri sarebbero più di 1.300.000, ultimamente, però, sono stati anche diversi i casi di politici o di manager che hanno utilizzato twitter “con leggerezza”, contribuendo ad attivare rumors negativi a danno della reputazione della società o del partito per il quale lavorano. In epoca social provarsi con le nuove piattaforme di microblogging è quanto mai opportuno e naturale, ma in un’ottica di tutela della propria web reputation altrettanto legittime sono anche le precauzioni messe in atto da società sportive, aziende o partiti che vanno rispettate da tutti, mogli comprese …

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12 novembre 2012

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X-Factor è social TV o finalmente social media?

Antonio Dipollina, critico televisivo e blogger italiano, dalle pagine di Repubblica ha lodato il successo “social-mediatico” della nuova edizione di X-Factor, in programmazione in questi mesi. “Durante il programma ci sono stati 8 tweet al secondo” ha dichiarato il giornalista. Difatti, incrociando i dati emersi  dall’osservatorio settimanale di Reputation Manager sull’audience di tipo ‘social’ del talent show con le rilevazioni di Blogmeter è emerso che, effettivamente, X Factor ha battuto il record italiano di trasmissione più commentata attraverso i social media: sono stati oltre 115 mila i tweet, scritti da quasi 27 mila autori unici. Nello specifico, il 60% di cinguettii sui programmi tv rilevati tra il 25 e il 31 ottobre 2012 conteneva #xf6: l’hashtag ufficiale di X Factor. Un passo importante del programma verso la TV del futuro?

Negli Stati Uniti, come dimostra una ricerca condotta da Nielsen e da Yahoo, i telespettatori mentre guardano il piccolo schermo, si dilettano a commentare quello che vedono sui social network. L’86% degli intervistati, su un campione di persone tra i 13 e i 64 anni, svolge regolarmente attività su internet mentre guarda la televisione. Un dato rilevante da non sottovalutare e che dimostra come il rapporto dei telespettatori con i media è talmente cambiato che non appassiona più la fruizione televisiva come atto passivo. Abbiamo già parlato del futuro del giornalismo e del fatto che il sistema dell’informazione e dell’intrattenimento si sta rinnovando, aprendosi sempre più alla partecipazione degli utenti (vedi anche il recente invito del Corriere della Sera a partecipare al controllo dei fatti) e X-Factor, probabilmente, sta già interpretando questi principali trend di cambiamento per l’industria televisiva e li sta implementando nei propri modelli di business.

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08 novembre 2012

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