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Facebook nell’occhio del ciclone per i messaggi di odio contro le donne

Se è vero che secondo il progetto Small Arms Survey ogni anno, nel mondo, vengono uccise sessantaseimila donne e bambine, contrastare il drammatico fenomeno della violenza sulle donne è un dovere e un’emergenza, sempre più stringente, per qualsiasi Governo del mondo. Con il mondo profit e non-profit che, per dimostrarsi etico e reputable, non potrà che unirsi al grido d’allarme, condannando ed evitando messaggi e contenuti violenti, sessisti e discriminatori. Pena la possibilità di trovarsi al centro di numerose polemiche. Soprattutto in tempi digital, con la rapidità e la viralità, caratteristiche delle Rete, che accentuano qualsiasi lamentela o critica. Ed è quello che sta accadendo a Facebook, dopo che, Laura Bates, fondatrice del progetto “Il sessismo di ogni giorno”, appoggiata da oltre 40 associazioni internazionali, ha avviato una campagna per costringere il Social Network a rivedere le proprie politiche su messaggi, immagini e video apertamente misogini e violenti.

Crisis particolarmente pericolosa, considerando che,  già nel 2011, Facebook era stata incriminata per le pagine pro stupro che apparivano online con titoli raccapriccianti. Ma, rispetto a qualche anno fa, al momento, la situazione per il Social Network fondato da Mark Zuckerberg sembrerebbe essere più critica, considerando il boicottaggio messo in atto da alcune aziende come Nissan che hanno bloccato qualsiasi inserzione pubblicitaria fino alla risoluzione del problema, e la visibilità mediatica dedicata alla vicenda. Con in particolare il Guardian e l’Huffington Post che, in questi ultimi giorni, stanno raccogliendo e sostenendo a gran voce le richieste della fondatrice della campagna, Laura Bates, e delle numerose associazioni che si sono unite alla protesta. Le due testate, infatti, trasformandosi in efficaci casse di risonanza della campagna, hanno pubblicato la lettera aperta di Laura Bates a Facebook, incendiando il dibattito in Rete e aggravando ulteriormente la posizione del Social Network fondato da Marck Zuckerberg. “An Open Letter to Facebook”, rilanciata dall’Huffington Post il 21 maggio, ha infatti ricevuto 4.000 Like su Facebook. E se negli ultimi tempi, i promotori di qualsiasi campagna di denuncia coinvolgono gli utenti anche attraverso Twitter, anche Laura Bates, seguendo il trend, ha promosso l’hastagh ufficiale #FBRape. Superando qualsiasi previsione, considerando che il 24 maggio l’hastagh ha ricevuto oltre 13.000 mention. Con numerosi utenti che, tutt’ora, continuano a denunciare contenuti su Facebook che potrebbero offendere le donne.

Al momento l’azienda, stando a quanto dichiarato dal New York Times il 28 maggio, ha affermato di non essere ancora in grado di monitorare in modo efficace e totale i propri messaggi, aggiungendo, però, che si sarebbe impegnata ad attivare nuovi strumenti per risolvere il problema.
Del resto, la supervisione, il controllo e la moderazione dei contenuti pubblicati on-line da miliardi di utenti in tutto il mondo è indubbiamente complessa e onerosa da gestire, ma da un brand come Facebook che è stato in grado di rivoluzionare la socialità e la comunicazione degli ultimi anni non possiamo che aspettarci questo e molto altro.

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