E se un pianeta non basta, Barilla risponde al grido d’allarme
Senza dover per forza citare le tante ricerche che mettono in relazione politiche sostenibili a migliori performance finanziarie, è risaputo, che impresa e ambiente possano non solo convivere, ma addirittura interagire positivamente sia sul piano della reputazione aziendale sia sul piano dell’eco-compatibilità. Lo sa bene Barilla, che grazie al proprio centro di pensiero – Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn) –, nato per raccogliere conoscenze su aspetti e problematiche dell’alimentazione, è stata in grado di costruire nel corso degli anni un’interessante attività di storytelling intorno al tema cibo e sostenibilità.
Narrazione applicata all’impresa che ha permesso a Barilla di presentarsi oggi, in occasione della Giornata della Terra, come portavoce credibile e autorevole di una filosofia green, profondamente radicata nel DNA dell’azienda. Grazie ad un sapiente mix di contenuti qualitativamente validi, all’endorsement e alla collaborazione con istituti e professionisti dall’indubbia reputazione, e ad un solido progetto di comunicazione e relazioni pubbliche, per il World Earth Day, l’azienda emiliana ha infatti avanzato alcune proposte (e soluzioni), con le quali si à guadagnata l’attenzione della stampa nazionale ed internazionale. Tra queste, l’individuazione del modello alimentare mediterraneo come possibile strada per ridurre l’impatto ambientale legato ai consumi alimentari. Oltre alla promozione di numerose attività di sensibilizzazione rivolte ai giovani sulle tematiche green e sull’acceso al cibo, e “all’elezione” dell’agricoltura a leva cruciale per incoraggiare cambiamenti di lungo termine e implementare la crescita economica. E se l’individuazione di un testimonial è un elemento sempre più strategico per un’azienda, Barilla ha raccolto tutte le proposte avanzate in un video, una call to action, dove i principali attivisti ed esperti mondiali per il futuro dell’ambiente (Lester Brown, Ruth Oniang’o, Kanayo F. Nwanze, Ellen Gustafson) si sono schierati a fianco dell’azienda emiliana per sensibilizzare i cittadini e l’opinione pubblica su queste importanti tematiche.
E se davvero il modello alimentare mediterraneo aiuterebbe a ridurre l’impatto ambientale legato ai consumi del cibo (soprattutto della carne), preservando il futuro della terra, allora perché non provarci?
Scritto da Redazione
22 Aprile 2013
Da Boston, lezioni di Crisis Management e di utilizzo dei social media?
Le esplosioni del 15 aprile a Boston hanno scosso gli Stati Uniti e, ancora una volta, hanno dimostrato la valenza dei social network come importanti veicoli di notizie dal campo, come strumenti per offrire servizi di assistenza e aiuto a tutti coloro che sono alla ricerca di notizie sulle persone coinvolte nell’attentato. Oltre che come mezzi per contenere la crisis. Sono stati diverse, infatti, le aziende e i comunicatori che hanno affrontato questa crisis nel migliore dei modi, dimostrando una perfetta comprensione del ruolo strategico della comunicazione sul web e sui social media.
A cominciare dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama che, prediligendo messaggi rassicuranti ad allarmismi non verificati (essenziale dovere della comunicazione di crisi), e mantenendo il tono grave richiesto dalla crisis che era in corso, si è limitato a scrivere su Twitter: “All Americans stand with the people of Boston.” O l’offerta, da parte di Google, del portale “Google Person Finder Boston Marathon” attraverso il quale si possono cercare le persone disperse o segnalare informazioni in merito a qualche ritrovamento. Interessante è stato anche il contributo di due agenzie di public relation di Boston che, forti della loro rete di contatti, si sono rese disponibili attraverso Twitter a ricercare posti letto per la notte a tutti coloro che ne avevano necessità.
Infine, proprio per evitare che alcune aziende utilizzassero una tragedia come quella delle esplosioni a Boston per ottenere una qualche forma di pubblicità o di visibilità spicciola (ricordiamo tutti quanto è accaduto nel nostro Paese durante il terremoto che ha colpito l’Emilia lo scorso anno), Scott Monty – il Social Media Manager della Ford – ha twittato un messaggio destinato ai propri colleghi: “se gestisci le attività social di un brand, questa è l’occasione più indicata per sospendere ogni post in programma”.
E se il silenzio (o l’aiuto) vale più di mille parole, queste iniziative, oltre a dimostrare una perfetta comprensione delle dinamiche dei social network e di alcune nozioni di Crisis Management, non potranno che impattare positivamente sulla reputazione delle aziende e dei personaggi coinvolti!
Scritto da Redazione
17 Aprile 2013
Che dire, funziona? C’è un ebreo in vetrina a Berlino
La provocazione come strumento per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su tematiche di rilevanza -ma lontane dalla quotidianità- è stato il cavallo di battaglia di quasi tutte le avanguardie artistiche del 900. Il potere comunicativo dell’infrangere un tabù, infatti, permette di comunicare a livello empatico e quindi più diretto. I Curatori d’arte e i Direttori dei musei lo sanno bene. Un nuovo caso di come la provocazione possa essere utilizzata con l’obiettivo di sensibilizzazione ci viene dal Museo Ebraico di Berlino che, per parlare di temi importanti come la Shoah e le persecuzioni razziali contro gli ebrei, alcuni giorni fa, ha invitato la comunità ebraica di Berlino a partecipare attivamente ad una mostra sull’olocausto.
Gli ebrei berlinesi che hanno aderito all’iniziativa si sono seduti in una teca per rispondere alle domande poste dai visitatori sulla loro storia, e su come vivono e si sentono in Germania. Come evidentemente si aspettavano gli organizzatori, l’operazione, ribattezzata dalla stampa “L’ebreo in vetrina” (in Italia ne ha parlato anche Repubblica), ha sollevato un polverone anche all’interno della stessa comunità ebraica. Ma l’autogol è solo apparente, perché, come chiarisce la curatrice della mostra, Miriam Goldman, la provocazione permette di “superare le barriere emotive”. Il risultato è che dell’iniziativa –e quindi del tema della mostra- si è parlato in tutta Germania e non solo e che personalità di spicco -come Leeor Engländer, opinionista del quotidiano Die Welt- hanno sposato la causa, agendo di fatto come amplificatori della notizia. Anche grazie alle contestazioni suscitate, il Management del Museo è riuscito a costruire un’interessante attività di storytelling intorno alle attività del proprio Istituto, confermando la linea originale che ne contraddistingue la comunicazione. Infatti, il Museo Ebraico di Berlino da sempre cerca di parlare ad un pubblico eterogeneo, alternando contenuti più istituzionali a materiali più accattivanti, come le biografie illustrate dei vip (da David Beckham a Justin Bieber) di cui pochi conoscono l’origine ebraica.
Un’iniziativa culturale indubbiamente interessante che potrebbe dare indicazioni a chi, in ambito comunicazione culturale, lavora anche in Italia, in modo da dare un po’di ossigeno ad un settore che, come racconta l’ultimo rapporto Eurostat, non gode certo di ottima salute … almeno per quanto riguarda la capacità attrattiva di investimenti …
Scritto da Redazione
10 Aprile 2013
Quando il vino oltre “a far cantare”, è un efficace arma contro l’austerity
Secondo Coldiretti, il fatturato del vino Made in Italy è cresciuto del 5 per cento, raggiungendo nel 2012 il valore record di 8,9 miliardi. Numeri importanti e considerevoli, che del resto non stupiscono, considerando che il vino è da sempre stato un’importante bandiera dell’Italia nel mondo, che ha permesso al nostro Paese di acquistare reputazione internazionale nel settore Food&Beverage. L’interesse nei confronti di questo settore è dimostrato, tra l’altro, anche dal successo di Vinitaly, il Salone Internazionale del Vino e dei Distillati, che ogni anno registra numeri da record. Sia tra i giornalisti (lo scorso se ne sono accreditati oltre 2000), che tra il pubblico. Nel 2012, infatti, la Fiera ha registrato oltre 140mila visitatori, provenienti da 120 Paesi.
“Il nettare degli dei”, tra l’altro, nell’ultimo anno è stato anche il protagonista di un’interessante attività benefica, che ha permesso a una Regione della Francia centrale di attirare l’attenzione dei media e del pubblico in tempi brevi, costruendo un’interessante attività di storytelling che ha valorizzato l’immagine della Regione. Lo scorso Gennaio, infatti, il Sindaco di un capoluogo della Borgogna, ha venduto 3.500 bottiglie della cantina del Comune per sovvenzionare i servizi sociali dopo il boom di richieste di assistenza in città. Il racconto dell’iniziativa si è trasformata in un’interessante attività di storytelling, arricchita dall’aneddoto di uno sconosciuto investitore cinese che si è aggiudicato un rosso del ’99 per 4.800 euro. La notizia dell’asta è rimbalzata sui media nazionali ed internazionali, impattando positivamente anche sulla reputazione del Primo Cittadino del capoluogo della Borgogna, e sul commitment del Sindaco nei confronti della propria cittadinanza.
Scritto da Redazione
09 Aprile 2013
Primo aprile, giornata doc per molte marche e personaggi alla ricerca di visibilità
Si sa, il primo d’aprile è l’unico giorno dell’anno in cui “ogni scherzo vale” e, come nelle migliori tradizioni, anche quest’anno molte aziende italiane e internazionali si sono sfidate a suon di iniziative di PR e bufale. Con l’evidente obiettivo di superare la fatidica soglia di attenzione mediatica, Google ha annunciato che da mezzanotte avrebbe staccato la spina a Youtube, mentre Twitter inaugurava un nuovo servizio senza vocali “per rendere più efficiente e condensata la comunicazione”. Anche il mondo della politica non si è sottratto ai festeggiamenti, con l’ex Ministro della Salute francese, Roselyne Bachelot, che ha comunicato all’emittente Rtl che sarà la prossima ‘James Bond girl’: “Non si possono prendere solo 25/30enni superdotate, bisogna pensare pure a un pubblico più maturo”. E la BMW che, ben consapevole dell’attenzione mediatica riservata dalle testate inglesi al Royal Baby, ha presentato una limited edition della nuovissima auto-passeggino elettrico, riservata esclusivamente ai cittadini del Regno Unito con ambizioni regali, disponibile nei colori Princess Pink o Royal Blue.
Alcuni di questi lanci PR, tra l’altro, sono così ben congegnati da esperti consulenti di comunicazione con un’evidente marcia in più che, grazie ad un contenuto particolarmente virale, strategico e brillante, anche a distanza di anni, continuano a raccogliere consensi e condivisioni tra gli internauti … Ricordate, ad esempio, la storia dei pinguini volanti trasmessa dalla BBC nel 2008? Ad oggi il filmato è ancora disponibile su youtube e registra oltre 3 milioni di visualizzazioni … niente male per una bufala …
Scritto da Redazione
03 Aprile 2013
Jim Carrey, Barack Obama e la lotta alle armi da fuco
Si sa, la NRA (la National Rifle Association) è considerata una delle lobby politiche più influenti degli Stati Uniti. Ma l’attore canadese Jim Carrey con un video parodia che prende in giro l’associazione a difesa del possesso delle armi, postato sul web durante le vacanze pasquali, ha individuato una strategia di comunicazione efficace e ingegnosa per sensibilizzare i cittadini americani contro l’uso delle armi. I risultati? Milioni e milioni di visualizzazioni in pochi giorni, per un filmato che colpisce al cuore la National Rifle Association perché ridicolizza il celebre motto usato da Charlton Heston quando fu presidente della NRA prima di morire: “Vi darò la mia pistola quando la prenderete dalla mia fredda mano senza vita” (Cold Dead Hand”). Motto, diventato poi un vero e proprio mantra per la lobby delle armi. La bufera generata dal video è stata poi ulteriormente amplificata dalle reazioni di due anchorman repubblicani della rete televisiva internazionale Fox News, che hanno definito patetico e triste “fare satira su un morto”. Oltre ad aver “elegantemente augurato” a Jim Carrey di andare a dormire dentro un auto, nella speranza che nessun regista scritturi più l’attore. Reazioni spropositate che, come un boomerang, si sono rivoltate contro i due giornalisti, amplificando il gol mediatico di Jim Carrey.
Infatti, lo spot parodia, oltre ad essere stato ripreso dai principali quotidiani nazionali ed internazionali, ha ottenuto la solidarietà delle Rete, con l’account twitter dell’attore che è stato invaso da numerosissimi messaggi di sostegno: “sei il migliore. Grazie per averci ispirato”. Jim Carrey, tra l’altro, dimostrando una perfetta conoscenza del mezzo, ha escogitato un indovinata “strategia virale”, retwettando ogni singolo messaggio di solidarietà indirizzato al proprio account Twitter. Giocando così sul desiderio di notorietà/visibilità del pubblico, l’attore ha incentivato la Rete a perorare la propria causa, amplificandone la portata mediatica.
Del resto, il contributo video di Jim Carrey può essere inquadrato all’interno della campagna informativa e di sensibilizzazione orchestrata dal Presidente degli Stati Uniti contro la lobby delle armi. Dopo la strage di Newton, infatti, Barack Obama ha invocato una maggiore sicurezza per i figli dei cittadini americani, assicurando di essere pronto a usare “tutti i poteri della presidenza” per raggiungere l’obiettivo prefissato. Consigliato dai propri consulenti di comunicazione, lo scorso gennaio il Presidente degli Stati Uniti ha firmato i decreti che davano il via libera alla stretta sulle armi da fuoco circondato da un gruppetto di bambini. L’immagine è stata trasmessa da tutte le principali Tv e, trasformandosi in uno strategico strumento di comunicazione, ha inaugurato un nuovo programma d’azione. La campagna si è composta anche di un hastagh ufficiale: #NowIsTheTime e di un sito web dedicato, aggiornato costantemente. Il cammino di Barack Obama e di tutti coloro che sosterranno la causa del controllo sulle armi da fuoco negli Stati Uniti è probabilmente solo agli inizi, ma a giudicare dal numero di utenti che su twitter stanno condividendo l’hastagh #NowIsTheTime e dal numero di visualizzazioni del video di Jim Carrey forse i tempi per un cambiamento sono maturi …
Scritto da Redazione
02 Aprile 2013