Luciana Littizzetto e il cachet FIAT. Tra limare e affilare …

La Lucianina nazionale ne ha sempre una pronta per tutti: la sua lingua a spadino raramente risparmia qualcuno che per sbaglio o per scherzo incrocia la mira della professoressa prestata alla comicità in tv e cinema.

In questo caso però l’eccessivo accanimento verso la nuova Panda FIAT, definita “un bidet” in più occasioni dalla Littizzetto,  potrebbe essere lo strascico di un mancato accordo con la casa automobilistica torinese.  In passato la FIAT avrebbe scartato la Littizzetto dal ruolo di testimonial per le sue vetture perché il compenso da lei richiesto era troppo alto. Quindi ora seguendo l’onda della vittoria de “La Grande Bellezza” agli Oscar e alle rivendicazioni di italianità della FIAT sulla sua 500 promosse nell’ultimo spot che vede protagonista il regista Paolo Sorrentino  , l’attrice non si lascia sfuggire la ghiotta occasione di metterne in luce le contraddizioni, col linguaggio colorito che la caratterizza.

Ovviamente, assoldare come testimonial qualcuno la cui visibilità potrebbe essere un’arma a doppio taglio nel caso la battuta del giorno richieda di screditare in qualche modo l’azienda non sarebbe una scelta assennata. Anche se la simpatia dell’eventuale boutade farebbe dimenticare l’apparente conflitto di interessi e forse renderebbe anche la partnership più golosa. Chi può dirne di più?

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14 marzo 2014

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Diventare il VIP del momento acquistando Fan su Facebook: neanche i praticanti

Vi siete mai chiesti perché le pagine social di alcuni personaggi pubblici crescano vertiginosamente in pochi giorni? Forse perché i personaggi in questione hanno tante cose, e tutte molto interessanti, da dire? Un fascino magnetico e irresistibile per il popolo del web?

No. Semplicemente, comprano i propri fan in pacchetti. In genere il costo è approssimativamente di 20 centesimi di euro per fan. Un investimento iniziale che serve per dare visibilità alla pagina e aumentare le potenzialità dei contenuti promossi.

E’ una pratica piuttosto diffusa tra Vip, politici e  aziende e di solito passa in sordina.  Questa volta il gioco non ha funzionato per David Cameron, primo ministro inglese il cui staff si è sentito obbligato, di fronte alla penuria di fan su Facebook, a comprare un pacchetto di “Like” per ripopolare la pagina del politico.

Mossa che se fosse stata compiuta da Lady Gaga avrebbe destato ben poco sospetto, magari accompagnata da una delle sue pirotecniche esibizioni a giustificare l’aumento di fan di punto in bianco. Ma così non si fa, e mi rivolgo allo staff di Cameron. Il premier già gode di bassa popolarità e di reputazione non proprio fulgida, non ha dimostrato grande carisma e una tale esposizione, per di più accidentale e collaterale, serve solo ad alimentare il chiacchiericcio negativo piuttosto che a concentrarsi sulle battaglie intraprese dal politico, in particolar modo l’ultima contro la pornografia online (non proprio una mossa che sancirà la sua popolarità, anzi). Ad aggravare il fatto c’è l’utilizzo di soldi pubblici per la maldestra mossa di social media marketing, che espone ulteriormente il premier ad aspre critiche.

La strategia di aumento dei “Like” deve accompagnarsi con notizie bomba e campagne di coinvolgimento dei fan, così da rendere almeno plausibile l’arrivo di nuovi seguaci. E purtroppo per i politici ci vuole una certa forza e brillantezza di immagine per splendere sui social network, mentre per gli idoli consolidati del web 3.0, come Rihanna con i suoi 86 milioni di fan su Facebook  , stiamo pur sicuri che dell’aumento di qualche migliaia di persone non se ne accorgerebbe nessuno.

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11 marzo 2014

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Spot per i papà durante un film per bambini: una furbata da piccoli uomini

Il regime pubblicitario per slot machines  e sale giochi è strettamente regolato dalla legge, una legge di buon senso, nello specifico il decreto Balduzzi contro le ludopatie, che mira in primis a proteggere alcune categorie a riscio tra cui i minori, i quali non devono essere sottoposti alla pubblicità per il gioco su nessun canale.

Immaginate lo stupore delle famiglie che si sono ritrovate al cinema per assistere alla proiezione di un film per bambini e si sono visti proporre uno spot pubblicitario per sale giochi con slot machines. Lo spot, oltre a invogliare a frequentare le strutture, raffigurava donne discinte che accompagnavano i giocatori nelle sale e tutto il corredo di tecniche ammiccanti e davvero poco rispettose dell’audience di minori in sala.

Un’impacciata trovata di marketing locale, per cui sicuramente c’è stato bisogno di un contatto piuttosto ravvicinato tra il gestore del cinema e quello delle sale giochi, che hanno scelto di mandare la pubblicità proprio prima della proiezione di un film per bambini, incappando in un vero e proprio reato e conseguente multa.

Le furbizia dell’esercente in questione hanno avuto evidentemente le gambe corte ed il ritorno negativo in termini di reputazione è direttamente proporzionale allo scalpore mediatico che il caso ha prodotto.

Come è possibile che le attività di pianificazione di uno spot dal gusto peraltro retrò siano gestite in modo diretto da chi evidentemente non ha idea della professionalità che c’è dietro ad un planner media? Vero è che anche lo storyboard dello spot qualche dubbio ce lo fa venire … a meno che nella sala giochi siano effettivamente presenti avvenenti bionde ad accogliere papà stupidi.

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06 marzo 2014

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Senza diplomazia Victoria Nuland finisce a nudo sui Social Media

Leggerezze al di fuori dell’orario d’ufficio per la segretario Victoria Nuland, segretario di Stato aggiunto, vice del responsabile diplomazia USA John Kerry e responsabile per le relazioni con l’Europa. La Nuland, in missione a Kiev, mentre era al telefono con l’ambasciatore americano della capitale ucraina, Geoffrey Pyatt, a fronte della situazione critica per il territorio in questione, non ha esistato ad abbandonare la diplomazia esclamando “Fuck the EU”. Di certo la rappresentante USA non poteva immaginare che la telefonata fosse stata intercettata e che sarebbe stata pubblicata su YouTube per il pubblico ludibrio. (la frase incriminata è al minuto 3.00)

Ad aggravare l’accaduto anche il contenuto della telefonata, strettamente riservato per questioni di sicurezza internazionale, in cui si parlava di un piano alternativo a quello dell’Unione Europea per l’intervento in Ucraina. La Casa Bianca ha cercato di correre ai ripari accusando Mosca per la mossa di spionaggio scorretta emersa dalla vicenda. Non c’è nulla di chiaro, per forza di cose, nella diplomazia internazionale e nelle trattative serrate che regolano il potere tra gli Stati, e gli eventi degli ultimi tempi aprono una falla enorme sulle questioni di sicurezza dei canali di comunicazione utilizzati dai massimi funzionari della politica fino a renderli completamente esposti, in qualsiasi circostanza, al controllo di ogni singola parola pronunciata.

Al di là del merito della questione, la gaffe della Nuland resta, e la segretario ha provveduto a scusarsi pubblicamente con le istituzioni dell’Unione Europea. La reputazione della diplomatica vacilla nonostante una carriera di ferro, come si evince dalle polemiche sollevate da rappresentanti del governo di Kiev, primo fra tutti un assistente al gabinetto del primo ministro ucraino, Dmitry Loskutov, che ha twittato la telefonata commentando: “Un giudizio piuttosto controverso sull’Unione Europea da parte del Vice Segretario di Stato Victoria Nuland”.

Osservando il profilo dello stesso Loskutov si nota come la diplomazia, gli incontri, i tweet (primo fra tutti lo scambio di Tweet con lo stesso Ambasciatore USA Geoffrey Pyatt) siano abbondantemente svelati sul Social Network. Una sala di incontri pubblica da monitorare e tenere sott’occhio per gestire relazioni personali di personalità che hanno in mano delicati equilibri da cui dipendono milioni di vite.

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07 febbraio 2014

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Lo spot di Sanremo offende i disabili: reputazione di un Festival che non c'è più

Si accendono i riflettori sul palco dell’Ariston per il festival di Sanremo che vede la seconda conduzione da parte della spumeggiante (?) coppia televisiva Fabio Fazio & Luciana Littizzetto. Il Festival come ogni anno non manca di far parlare di sé più per polemiche e vari inghippi organizzativi che per gli artisti partecipanti alla gara. Sotto accusa da parte dello “Sportello dei Diritti” lo spot promozionale del Festival che vede Fazio e Littizzetto ingaggiare una finta lite domestica in cui lui cerca di trattenere la Litti e lei perde un braccio, chiaramente una protesi e un’espediente comico per sfuggire alla presa dell’uomo.

Uno spot multisfaccettato su cui si possono ricamare svariati significati: ma quella protesi, quel braccio che si stacca proprio non è piaciuto a chi le protesi è costretto ad indossarle davvero e non per strappare una risata ai telespettatori. Risata che poi nemmeno arriva, basta leggere i commenti sul video di YouTube per avere il polso della situazione: gli utenti non sono tanto indignati dalla polemica sui disabili, che appare anzi irrisoria rispetto all’irritazione per la pochezza narrativa e la mancanza di appeal del siparietto promozionale.

L’appello all’AGCOM per la rimozione dello spot tuttavia rimane. E’ stato  Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” (il sito è momentaneamente irraggiungibile), a sottolineare come lo spot risulti offensivo per le persone che portano una protesi. “Non pochi telespettatori, tra cui molti portatori di handicap ci hanno segnalato di sentirsi offesi dall’epilogo dello sketch, nel quale la nota comica esce dal video lasciando un braccio corredato di mano tra le mani del famoso presentatore. Ancora una volta, siamo costretti a denunciare il cattivo gusto cui ci abitua quello che dovrebbe essere il servizio pubblico, che è tanto più squalificante se si pensa che riguarda una tra gli appuntamenti televisivi più attesi ogni anno”, si legge in una nota.

Un mare di polemiche insomma ad accompagnare l’arrivo del 64° Festival di Sanremo, con voci di protesta che si alzano da ogni angolo: abbonati RAI insoddisfatti, nostalgici dei tempi d’oro della canzone italiana, il popolo in crisi economica che vede il Festival come un enorme e inutile spreco di soldi pubblici e critica la scarsa qualità dello show, tant’è che il festival di quest’anno sarà probabilmente spoglio di ospiti di calibro internazionale.

E per alleggerire l’atmosfera, ahinoi, non abbiamo nemmeno uno sketch che faccia ridere.

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06 febbraio 2014

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Con l'Intercity anche la comunicazione Trenitalia esce dai binari

Il treno Intercity deragliato e rimasto sospeso sul mare a seguito di una frana sulla tratta Genova-Ventimiglia nei pressi di Andora per ora rimane lì, a far da guardiano alla scogliera.

Nonostante l’appello del Sindaco di Andora Franco Floris, memore delle lentezze peraltro doverose nella rimozione della Costa Concordia dalle scogliere dell’Isola del Giglio, che aveva sollecitato la RFI e la Protezione civile per un intervento tempestivo al fine di mettere in sicurezza la frana e il convoglio. C’è da dire che il sindaco si esprime con fare inquisitorio: “Ci chiediamo allora quando potranno partire gli interventi tanto sbandierati. In casi come questi sono necessarie delle decisioni tempestive. La collettività ha già pagato un prezzo molto alto. Protezione Civile e RFI devono attivarsi immediatamente secondo il cronoprogramma già illustrato e deciso nel corso del vertice di Roma col ministro Lupi.”

Ciò non giustifica la risposta secca arrivata da Rete Ferroviaria Italiana in reazione alle richieste del Sindaco, in cui il primo cittadino di Andora viene incitato a farsi da parte su materie di competenza di altre autorità, sulle quali lui non ha alcun potere di intervenire. “Inviare personale tecnico specializzato – si legge nel comunicato ufficiale di RFI – per rimuovere il locomotore e le carrozze dalla linea ferroviaria, così come chiedono incautamente alcuni commentatori e tra questi addirittura lo stesso sindaco di Andora, sarebbe un atto, oltre che illecito, pericoloso per l’incolumità stessa degli operatori, vista la perdurante assenza di una accertata stabilizzazione del fronte di frana. Il sindaco di Andora potrebbe in realtà anticipare un atto che è nelle sue facoltà, cioè dichiarare l’occupazione temporanea per pubblica utilità delle aree private e consegnarle ad RFI, che non ha titolo formale per intervenire su proprietà esterne alle proprie.”

Infine la chiusura del comunicato, a dir poco intimidatoria, lascia quanti vorrebbero che le operazioni si svolgessero con rapida serenità a bocca asciutta: “Qualora dovessero continuare ad essere diffuse dichiarazioni e rappresentazioni non rispondenti al vero, Rete Ferroviaria Italiana conferma che avvierà azioni idonee per tutelare la propria immagine nelle opportune sedi.”

La comunicazione di RFI ricorre infatti addirittura alle minacce di procedere per vie legali di fronte a una richiesta, ovviamente impaziente e apprensiva, di aiuto. Si tratta di una risposta che pare alquanto impulsiva, di pancia, come non si conviene a un ente che deve garantire l’efficienza e la bontà della manutenzione di un servizio per la collettività e dovrebbe fare del rispetto e della premura i valori portanti dell’azione nei confronti dei suoi utenti, anche se a volte agiscono da detrattori.

Non solo con azioni concrete, ma anche con le giuste parole si costruisce e si tutela una buona reputazione, ma chi può dire che il comunicato di RFI sia del tutto fuori luogo alzi la mano.

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03 febbraio 2014

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