pizzo travel

L’orlo del caos è dove la vita ha trovato abbastanza stabilità per sostenersi e abbastanza creatività per meritare il nome di vita. L’orlo del caos è dove nuove idee e genotipi innovativi rosicchiano continuamente il bordo dello status quo; e dove anche la più radicata vecchia guardia sarà, presto o tardi, rovesciata.

E anche se è un matematico (Mitchell Waldrop) a dirlo, l’aforisma calza perfettamente per raccontare in periodo estivo una bella storia che ha come protagonista una terra tanto affascinate e magica –“chiave di tutto” per un itinerante Goete- , quanto complessa e violenta – “che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio” secondo Gesualdo Bufalino- nell’immaginario collettivo. La Sicilia.

Punto di partenza la cattiva reputazione di cui gode la maggiore delle isole italiane in relazione alla presenza di una delle più temute organizzazioni criminali internazionali, la mafia, e il sogno di un gruppo di ragazzi che, già dieci anni fa, a Palermo, attaccavano adesivi sulle vetrine dei commercianti palermitani piegati al racket.

Punto di arrivo Addio pizzo travel, tour operator che propone itinerari nei luoghi simbolo dell’antimafia e case di successo internazionale, tanto da attrarre l’attenzione di università italiane ed estere.
Al di là del valore etico dell’iniziativa, è la strategia messa in atto per ribellarsi al potere della mafia che colpisce, perché risulta perfettamente aderente a quelli che sono i dictat di una campagna di comunicazione e di reputation building di successo.

Vediamo perché. Partendo dall’assunto –noto a tutti gli addetti ai lavori- che se non comunichi non esisti, la prima tappa del processo che ha portato alla nascita del tour operator antimafia risulta quanto mai azzeccato. Grazie infatti ad un’azione di guerrilla marketing -tool che nel 2004 in Italia era pressoché sconosciuto-, i promotori dell’iniziativa sono riusciti a scardinare il binomio mafia e Sicilia utilizzando i media come strumento per esplicitare il concetto che il raket non rappresentasse parte dello status quo della società siciliana ma un problema subito da gran parte della popolazione. Il secondo passo è stato l’istituzionalizzazione del movimento che nel 2005 esce dall’anonimato costituendosi in Comitato e che si dota di un manifesto programmatico a cui aderiscono i primi 3500 sottoscrittori. Terzo passo, l’offensiva, che sostanzia in una campagna di comunicazione vera e propria.

E’ il 2006 quando viene lanciata “Contro il pizzo, cambia i consumi”, la prima esperienza di consumo critico in relazione all’estorsione, promossa con il duplice obiettivo di agire sul senso di responsabilità dei cittadini –il meta messaggio è che anche il singolo ha il potere di combattere un problema collettivo- e su quello delle aziende, che di fatto vengono così stimolate a prendere le distanze dalle realtà mafiose. 

Da allora delle iniziative implementate per dare voce alla Sicilia onesta è difficile tenere il conto: dalla certificazione Pizzo Free per le aziende che si dimostrano aliene dalla realtà criminale, alle opere di sensibilizzazione nelle scuole – da cui nasce “Palermo. Vista racket”, libro-dvd che racconta i risultati dell’indagine statistica, condotta dagli studenti delle scuole palermitane, sul fenomeno del racket delle estorsioni nel capoluogo siciliano-, dall’istituzione della Festa del Consumo critico Addiopizzo alla creazione di Libero Futuro, la prima associazione antiracket di Palermo fatta da imprenditori, fino ad arrivare alla campagna di promozione del tour operator Addio Pizzo -che ha recentemente visto i tre soci fondatori dell’omonima Associazione visitare, a tappe, tutto lo stivale per promuovere la propria attività – che è stata oggetto di un ampio e approfondito articolo pubblicato in questi giorni su La Stampa.

Ma quali i risultati? Oltre a un’ottima visibilità sui media, che ciclicamente danno voce all’Associazione, “Addiopizzo” è diventato il nome di 5 operazioni antiraket; Banca Etica si è impegnata a garantire condizioni agevolate di prestito per le imprese aderenti al Comitato; Confcommercio e Confindustria hanno siglato un protocollo d’intesa con Addiopizzo, per promuovere la collaborazione sui temi della lotta al racket. Ma non finisce qui. Perché la buona reputazione che l’Associazione è riuscita a costruirsi negli anni ha investito positivamente l’intera regione che infatti ospiterà gli studenti del master di criminologia dell’Università di Coventry che, in Sicilia, verranno non per conoscere di persona la realtà criminale, ma per imparare come combatterla. Ottimo esempio di come la comunicazione possa diventare lo strumento elettivo per ribaltare il percepito dell’opinione pubblica, migliorare la reputazione e concorrere attivamente a risolvere problematiche sociali anche estremamente complesse.
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