Polar Bear in London

In occasione della Conferenza sul Clima di Rio, Greenpeace lancia “Save the Arctic”, la più grande campagna internazionale in difesa dell’Artico che ha l’obiettivo di rendere l’area intorno al Polo Nord un santuario globale, cioè un’area protetta dalle Nazioni Unite, dove sono vietate tutte le attività inquinanti. Un paradiso incontaminato dedicato alla ricerca e alla scienza.
In perfetto stile Greenpeace, la campagna per la difesa del Polo Nord è un mix di azioni mirate per raggiungere le coscienze, smuovere le folle ed ottenere delle risposte concrete in maniera immediata. Il 21 Giugno, giorno di apertura della conferenza sul clima, Greepeace ha scelto un’azione di guerriglia come gesto simbolico, dove un gruppo di attivisti travestiti da orsi polari è stato “sguinzagliato” per i luoghi iconici del pianeta: dalla grande muraglia cinese, al Taj Mahal, dal Cristo Redentore di Rio a Piazza San Pietro a Roma, per attirare l’attenzione di tutto il mondo su una problematica che non si può continuare ad ignorare.
Accanto a questa operazione, l’associazione ha coinvolto lo star system internazionale ed avviato una petizione che punta a raccogliere oltre un milione di firme che, una volta raggiunto, sarà inserito in una capsula che verrà calata a 4 km di profondità in un punto nel fondale del Polo Nord. Questa zona verrà contrassegnata da una “Bandiera per il Futuro” disegnata dai bambini che hanno partecipato al concorso organizzato dal movimento “Girl Guide”. Un simbolo che vuole  essere un importante messaggio anche da parte di persone comuni  desiderose di lanciare un monito a chi danneggia il pianeta, invitando a “non oltrepassare quella linea”.

Diverse le star internazionali coinvolte nel progetto, molte delle quali scelte tra coloro che hanno una particolare connotazione “ecofriendly” e che hanno la “green attitude” nel loro dna, come ad esempio i RadioHead, che da anni sono impegnati in iniziative legate all’ambiente e che cercano di rendere i loro tour il più ecosostenibili possibile. Tra i primi cento firmatari dell’operazione, spiccano nomi di prestigio della musica, Paul Simon, Paul McCartney, Annie Lennox, per citarne alcuni, del cinema, con il grande regista spagnolo Pedro Almodovar e la sua musa Penelope Cruz, fino ad alcuni artisti italiani tra i quali Claudio Santamaria, Massimo Ghini, Margherita Buy e Sergio Castellitto.
Come ogni campagna che si rispetti, Save The Arctic non poteva trascurare l’aspetto viral; con l’evoluzione del web e della comunicazione, anche le strategie della community si adattano al cambiamento e, alle iniziative off-line, va ad affiancarsi il marketing virale.  Ecco dunque la più recente realizzazione di un video virale “A homeless Polar Bear in London” che ha come protagonista un orso bianco, costretto a fuggire dal suo habitat naturale a causa delle pessime condizioni ecologiche dell’Artide e a cercare da solo un nuovo rifugio nella metropoli inglese. Un filmato toccante, con immagini suggestive ed emozionanti, realizzato con la collaborazione dei RadioHead e dell’attore Jude Law (per la versione Italiana Margherita Buy) che, raggiungendo le corde più profonde di ognuno, invita ad unirsi al movimento per salvare l’artico, firmando la petizione on line.

Una campagna quella di Greenpeace completa, capace di lavorare su più fronti e su diversi aspetti della comunicazione, passando dalle impattanti azioni di guerriglia, al coinvolgimento di importanti personaggi internazionali nel ruolo di “ambassador” fino al tam tam virale sul web. Greenpeace, che ha da poco festeggiato i 40 anni (nel 2011), non è certo nuovo a campagne di comunicazione di questo genere. Il successo della più grande community pacifista nel mondo risiede da sempre nella sua capacità di compiere “azioni sul campo” , attraverso operazioni non convenzionali e virali che hanno una grande risonanza mediatica e che sono capaci di smuovere le folle e le coscienze. La grande visibilità e il forte impatto collettivo delle cause sostenute dal movimento influenzano notevolmente anche i grandi colossi mondiali che, oltre che con le proprie coscienze, devono comunque fare i conti con il rischio di un’eventuale passaparola negativo certamente dannoso per la propria reputation e per la propria immagine a livello mondiale.

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