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Le foto delle cataste di forme di parmigiano reggiano rovinate al suolo hanno fatto il giro del mondo all’indomani del sisma, ma lo spirito di intraprendenza emiliano ha avuto la meglio sul terremoto che ha sconvolto l’Emilia.
Le aziende casearie piccole e meno piccole delle zone danneggiate si sono organizzate e, con l’aiuto di Arci Modena, Filieracorta e del Consorzio Parmigiano Reggiano, hanno divulgato attraverso internet e gli strumenti social un’interessante iniziativa: vendere a prezzo di realizzo il parmigiano danneggiato. La solidarietà degli italiani è stata immediata. Grazie al web e alle “mail-catena”, inviate spontaneamente tra cittadini, è stato subito boom di richieste.
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano, che rappresenta tutte le aziende produttrici del formaggio reggiano, attraverso l’ufficio stampa ha fatto sapere che, sulla propria pagina facebook in poche ore, si sono registrate oltre 2.600 condivisioni dell’appello. Si parlerebbe di oltre migliaia di richieste per il parmigiano danneggiato.
Iniziativa spontanea e dall’effetto passaparola straordinario che nella logistica ha avuto il suo tallone di achille. Il 24 maggio infatti l’Arci Modena e Filieracorta, che hanno collaborato con le aziende promotrici nella gestione organizzativa dell’iniziativa, hanno fatto sapere di non essere in grado di soddisfare le richieste: “Alle 15 le mail erano più di 900 e non sappiamo se riusciremo a far fronte a tutte le ordinazioni”.

Evidentemente la forza reputazionale del consorzio unita alla domanda di corsa alla solidarietà tipica di un evento come un terremoto e l’immediatezza diffusiva della rete, hanno messo a dura prova gli elementi pragmatico organizzativi in capo alle aziende e agli enti associativi: ci si è trovati nel più classico dei paradigmi per cui l’informazione necessariamente viaggia più veloce di un tir.

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