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Il dibattito è sempre aperto. Da una parte, chi sostiene che per fare davvero breccia una campagna di comunicazione contro i test sugli animali deve far vedere immagini “forti” per colpire le persone e indurle a prestare maggiore attenzione agli acquisti. Dall’altra, chi obietta che una campagna troppo cruda finisca per impressionare il pubblico, costringendolo a “girare la testa dall’altra parte”.

LUSH è una catena di negozi monomarca che produce e commercializza cosmetici naturali e animal free, e ieri, in occasione della giornata mondiale degli animali da laboratorio, ha messo in scena a Londra una live performance provocatoria.
Nella vetrina di una boutique Lush di Regent Street, Jacqueline Traide – una studentessa 24 enne- si è prestata ai test che vengono comunemente effettuati sugli animali per la produzione dei cosmetici.

La ragazza è stata sottoposta ad alimentazione forzata, le sono stati applicati due ganci di metallo all’estremità della bocca ed una fascia intorno alla testa.
Per 10 ore a Jacqueline è stato imbrattato il viso con lozioni e pozioni varie, mentre le lacrime le scorrevano sulle guance a causa di uno spray irritante spruzzato negli occhi.

Nel frattempo i passanti si fermavano sconcertati davanti alla vetrina della boutique e alcuni riprendevano la performance con i telefonini.
Per sensibilizzare i cittadini e il Governo sul problema della ingiustificata crudeltà dei test sugli animali per i prodotti cosmetici quanto in là si può spingere un’iniziativa di comunicazione?

Per la stessa ricorrenza anche Lush Italia si è mobilitata, ma in modo differente. Il team di Elena Strano, PR & Communication Manager di Lush Italia, ha lanciato l’iniziativa “Fighting animal testing” e, il 24 aprile 2012, tutti i membri dello staff delle botteghe Lush italiane hanno indossato la maschera “Lotta con noi” distribuendo volantini informativi sulla campagna.
Tutte le persone sono state invitate a manifestare il proprio supporto alla campagna scrivendo il proprio nome sulla vetrina della bottega. Chi ha voluto è stato fotografato e l’immagine è stata postata su Facebook, per “metterci la faccia” nella lotta contro i testi sugli animali.

 

 

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