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LinkedIn violato: 110 milioni di dati sono in vendita?

Nel 2012 LinkedIn fu colpito da un hacker che riuscì a decriptare 6,5 milioni di password dal sito e a pubblicarle all’interno di forum russi illegali presenti su Internet. Quella che sembrava già una situazione drammatica si è rilevata essere solo la punta dell’iceberg. Due giorni fa, Il 18 maggio si è scoperto che in realtà le password erano 110 milioni, che erano state trafugate da un hacker che si fa chiamare Peace, che a sua volta le sta vendendo nel mercato nero del Web. Non un problema trascurabile, considerati i 433 milioni di utenti che popolano il social network e un crollo in borsa fatto registrare a febbraio dal quale la società non si è ancora ripresa (-40%). Quale strategia di comunicazione ha adottato LinkedIn per informare i suoi utenti della sottrazione dei profili? Ha rilasciato uno statement sul blog ufficiale del social, che si aggiorna in base alle azioni che vengono intraprese dalla società statunitense per risolvere questo problema: chiaro il messaggio improntato alla trasparenza e all’aggiornamento. Altro elemento di interessante nell’analisi delle attività di recovery è la coerenza; al tempo del primo episodio nel 2012 il management di LinkedIn aveva reagito con le stesse modalità. Un dettaglio non trascurabile che dà un’idea precisa di come a Mountain View in California proseguono nella gestione di una crisi che dal punto di vista reputazionale ha già avuto un impatto tutt’altro che trascurabile. Come hanno risposto invece gli utenti? Dall’analisi combinata delle keywords “linkedin” e “privacy” su Twitter è emerso come 10 utenti su 7 abbiano deciso di reagire positivamente, incentivati probabilmente dalle tip suggerite dal social per ovviare al problema, ovviamente stiamo parlando di macroanalisi del sentiment, niente a che vedere con gli andamenti di Wall Street.

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