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La Barbie Madonna creata dall’arte e lasciata sola da Mattel

Guai in casa Mattel. La bambola più scandalosa di sempre, l’icona di falsa bellezza e artificio estetico, esempio di perfezione considerato dai detrattori dannoso per le piccole consumatrici, torna a fare parlare di sé. E lo fa attraverso la provocazione di due artisti argentini che ne hanno abbigliato il sinuoso corpo con mise sacrali considerate profane dalla Sir, l’agenzia dei vescovi, che ha contestato duramente la Barbie Madonna: “La religione è davvero così di plastica che si può ridurre la devozione a oggettistica?”.Dopo il modello diversamente abile in carrozzina e quello orfana, ci mancava quest’ultima versione. Opera artistica e impertinente, non c’entra nulla con i produttori di giocattoli e non finirà negli scaffali. Ma in questi casi come dovrebbe muoversi un’azienda a cui l’alibi dell’arte pesta la reputazione? L’oggetto del dibattito è per storia fin troppo abusato: dall’essere messo al bando come simbolo di educazione infantile e immaginazione distorta associabile ai disturbi alimentari, ad emblema di canoni e di una visione assolutista della bellezza vista da occhi maschili, è stato palleggiato fino a diventare argomento sdoganato e imitato da chiunque. Se però molto spesso alle gambe lunghe e a quella testa ossigenata si è perdonato di tutto, l’accostamento alla sfera religiosa risulta più difficile da digerire.

La linea di Mattel finora è stata l’indifferenza, al momento l’azienda produttrice di giovani donne in miniatura infatti ha preferito non intervenire attivamente ed evitare la diffusione di un comunicato stampa. Ma possono bastare un’immagine solida e una popolarità affermata da decenni per restare in silenzio? Se a lungo andare la provocazione creativa lascia il posto nei pensieri al solo oggetto divinamente conciato, il rischio di sovrapposizione e confusione nel rapporto con la clientela non diventa elevato?

Mattel e tutti i brand che curano la fantasia dei più piccoli dovrebbero tutelarsi su ogni fronte, se lo scopo oltre al profitto nelle vendite è di stazionare nell’immaginario collettivo di milioni di bambini con principi educativi (giocare con simboli religiosi lo è?) che non si fermino ad una sola generazione, ma proseguano nel tempo. I consumer di ieri nel frattempo saranno diventati grandi, e allora a quel punto sarà interessante osservare su di loro gli effetti delle strategie di comunicazione. Mentre nuovi innocenti consumatori saranno pronti a intraprendere e interpretare il cammino del gioco, curioso e sorprendente quanto quello del marketing.

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