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A San Valentino polemiche per le promozioni Keyaku e Media World per la festa degli innamorati

Per la gioia dei single di tutto il mondo, San Valentino è arrivato e con lui tutte le iniziative commerciali studiate dai marketer per l’occasione. Questa festa mette a dura prova gli specialisti della comunicazione e del marketing, sia in termini di creatività sia in termini di reputazione. Lo scivolone quest’anno è arrivato in anticipo, con l’iniziativa San Volantino promossa da Media World. “Finché tecnologia non vi separi” recita il manifesto, ma tra le condizioni si legge che la coppia in gara dovrà essere composta dal vincitore/vincitrice del concorso e da un partner “di sesso opposto al proprio”. Correre per amore? Se sei eterosessuale si e se sei Media World, e ti accorgi di aver commesso uno scivolone, correre ai ripari è il minimo. Anche se il post di scuse su Facebook non ha riscosso il successo sperato è pur sempre un segno di rispetto. L’anno scorso avremmo parlato di Epic Fail e ci avremmo riso sopra, oggi i consumatori si sono un po’ stufati di queste gaffe e cominciano a chiedersi se questi errori, per lo più banali e reiterati nel tempo, non siano invece parte integrata della strategia di comunicazione del brand. Dietrologia? Forse, ma sono molti i casi in cui ci si può interrogare in questo senso. Lo sa bene Keyaku, negozio di articoli elettronici e elettrodomestici di Cosenza, che ha voluto nuovamente cimentarsi in una campagna poco tradizionale per San Valentino: la città è stata infatti tappezzata di manifesti talmente “spinti” che il Sindaco Mario Occhiuto ha ordinato di eliminarli, visto che “per attirare l’attenzione dei clienti ci si può sempre rivolgere alle variegate e argute forme dell’intelligenza umana piuttosto che a quelle della volgarità che definisce la donna, ancora oggi, oggetto di possesso sessuale”. Ancora? Ancora, perché lo scorso anno, in occasione della festa della donna, avevano usato lo stesso stile, anche all’epoca erano state sollevate polemiche, alle quali, però, sembra siano sordi i responsabili creativi. Ci chiediamo ad esempio se IGNIS, storico brand italiano dell’elettrodomestico, ed oggi appartenente alla multinazionale Whirpool Corporation, non abbia preso posizione, perché in teoria i distributori dovrebbero fare approvare i contenuti promo pubblicitari che utilizzano i prodotti dei brand distribuiti. Certo, se Ignis non sapeva dell’iniziativa non può che aver subito dei danni da un simile posizionamento, per cui, a maggior ragione, un comunicato in cui dissociarsi probabilmente sarebbe stato d’uopo. Come combattere queste pratiche? Sembra infatti che le ricadute di queste strategie a livello di reputazione non siano poi così importanti e, soprattutto, spesso non incidano sul fatturato. Ecco dunque che, dalla mera attività di haters, si passa ad iniziative che partono sui social e poi sbarcano nel mondo reale, come il boicottaggio, ricordiamo il recente caso di Budweiser. Così la campagna di Pride Online, il magazine online del famoso mensile, parte dalla rete, promossa a colpi di hashtag #boicottamediaworld, e approda nei punti vendita della catena commerciale. Il risultato? Lo scopriremo a San Valentino, certo un’ipotetica azione di “boycott Mediaword” fa più rumore ed è mediaticamente più attrattivo di un “boycott Keyaku” ma avremmo preferito il secondo, perché tra i due scivoloni quello di Keyaku è reiterato, tutt’altro che creativo e da condannare senza se e senza ma.

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