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Denghiu Matteo: su Youtube l’ironia impazza e rende grazie all’inglese di Renzi

Lo aveva accennato con un breve intervento lo scorso maggio al Bologna Center, e forse finora non era capitata la vera occasione per cui si dovesse fare a meno della traduzione simultanea. Il banco di prova più atteso dagli attenti esaminatori delle doti da comunicatore di Matteo Renzi è arrivato: la prova di lingue.
In occasione del “Digital Venice”, il meeting dedicato alle politiche per l’agenda digitale, si è svolto il primo orale d’inglese del Premier. Mezz’ora di discorso, in cui non è parso spedito come al solito nello sfoggiare aforismi e slogan ottimistici sul futuro dell’Italia. Immediate le parodie esplose sulla rete, su tutte quella di TheMattyXz (oltre 220.000 visualizzazioni in quattro giorni), che ha riscritto il discorso del leader ponendo l’accento sulle espressioni più cariche di consonanti fiorentine; e Giacomo alias Valigia blu, che ha reinterpretato la performance con una gestualità teatrale devota al mattatore Gassman, visualizzata da 28.000 utenti.
Il rapporto della classe politica con le sonorità e le flessioni grammaticali anglosassoni è sempre stato turbolento. Come dimenticare le conversazioni di Silvio Berlusconi con l’amico G.W.Bush o il video messaggio record di Francesco Rutelli (344.000 views), che da Ministro dei Beni Culturali invitava i turisti a “Pliiis visit Italy”. I discorsi istituzionali dei nostri rappresentanti hanno spesso acuito un effetto di ironico sberleffo all’estero, rendendo inevitabile l’accostamento ai grandi comici del cinema italiano, dal Sordi di “Un americano a Roma” al Principe De Curtis in cerca di indicazioni stradali in “Totò, Peppino e la Malafemmina”, e impedendo di staccarci di dosso quell’aura di simpatici cialtroni che ci trasciniamo per tradizione.
Nel restyling d’immagine e reputazione internazionale compiuto dal Governo di Matteo Renzi, è tornato lo storytelling in versione social e sono finalmente tornati al centro valori un po’ appannati. Solo pochi giorni fa il discorso su “orgoglio e coraggio” per l’inaugurazione del semestre di presidenza italiana dell’Ue , esposto in quel caso con la disinvoltura della lingua madre e addirittura a braccio con la scaletta organizzata per Tweet, era stato applaudito all’unanimità dal parterre europeo. Forse un comunicatore che basa il carisma su un solido attaccamento alla storia e cultura della propria terra, finisce per restare schiavo di un’arte oratoria sì accattivante, affabulatrice, ma ancorata ad un vocabolario troppo articolato e personale per traslarsi in un altro alfabeto. Questione percettiva che pone interrogativi sul livello di preparazione di un leader oggi in uno scenario globale, sempre più dinamico e competitivo, e sulla forma espressiva che rende ancora una volta protagonisti indiscussi. Ma fino a che punto basteranno le idee, seppur mal pronunciate, a salvare l’Europa?

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  1. Amarezza e ilarità che si sposano in questo articolo.
    A me viene da dire che perfino Trapattoni seppe fare di meglio con le lingue…

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