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Il Ristorante Noma nell’occhio del ciclone, ma il popolo di Twitter è solidale

Parlando sempre di food, è di alcuni giorni fa la notizia dell’intossicazione alimentare che ha colpito 63 ospiti del ristorante stellato “Noma” di Copenaghen che, dopo aver mangiato, hanno accusato febbre e diarrea. La notizia, dalla Danimarca, si è diffusa velocemente anche in Italia, guadagnandosi l’attenzione del Corriere della Sera, della Repubblica e de La Stampa. Solo per citare le fonti più autorevoli. L’interesse dei media non sorprende, considerando la notorietà di Noma: pioniere della Nuova Cucina Nordica, e per tre anni consecutivi vincitore del titolo di miglior ristorante del mondo dalla giuria del “San Pellegrino World’s 50 Best Restaurants Award”. Riconoscimenti, tra l’altro, ben remunerati dagli ospiti: un menù d’assaggio costa circa 200 euro a persona.

Una crisis, quindi, che è stata notevolmente amplificata dai titoli guadagnati dal ristorante nel corso degli anni
che, come un boomerang, hanno impattato negativamente sulla vicenda. Com’è possibile, infatti, che un ristorante pluristellato come Noma non rispetti le più basilari norme di igiene e di pulizia del personale? Secondo gli accertamenti del Fødevarestyrelsen, ovvero il Dipartimento dell’Alimentazione danese, Noma non ha infatti disinfettato adeguatamente e per tempo le cucine e, in un rubinetto utilizzato dal personale per lavarsi le mani, non era presente acqua calda. Inoltre, questa crisis non si poteva abbattere sul ristorante danese in un momento peggiore, considerando i massimi livelli di allerta della stampa e dell’opinione pubblica, dopo i numerosi scandali alimentari che stanno colpendo l’Europa dallo scorso Gennaio. Prima Tesco (con Iceland e Lidl), poi Findus, Ikea, Nestlè e Star, per un escalation di bad practice che ha messo in ginocchio la reputazione e la credibilità dell’industria alimentare europea.
Dal punto di vista della gestione della crisi, per tentare di risollevare la reputazione di Noma, i consulenti di comunicazione del ristorante, hanno scelto di confrontarsi con la propria clientela e con l’opinione pubblica, affidandosi ad una comunicazione chiara e trasparente. Sul sito web di Noma infatti, nella sezione news, è stato pubblicato uno statement ufficiale, con la ricostruzione della dinamica degli eventi: dalle accuse dei clienti intossicati, alle indagini del Fødevarestyrelsen, fino al rilascio di un nuovo report che ha autorizzato il ristorante ad operare. Chiaramente, la nota ufficiale, prevedeva anche un formale “We Apologise”, con la promessa che i 63 clienti intossicati saranno totalmente rimborsati o avranno diritto ad un pasto gratis.
Il comunicato è stato anche cinguettato il 10 marzo da René Redzepi, chef pluripremiato, nonché proprietario e volto del ristorante: “se siete interessati a capire come sono andati i fatti, qui il resoconto”. Il tweet è stato retwettato oltre 300 volte e ha ottenuto 64 favorite e, i replay, sono tutti positivi: “grazie per la spiegazione chiara, poteva succedere a chiunque”. Al momento, quindi, la Rete sembra aver premiato la gestione della crisis da parte del Management e dei consulenti. Vedremo se anche gli affari di Noma non subiranno contraccolpi.

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