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#StopSexualViolence  per dire NO alla violenza sulle donne.

E’ al suo secondo anno in Italia la campagna promossa dalla Guess Foundation Europe per il Denim Day, una giornata evento in cui indossare il capo simbolo di un’attitude young & free per dire il proprio “No alla violenza”. Il Denim Day affonda le sue origini oltreoceano, per volontà dell’associazione Peace Over Violence di Los Angeles, in risposta alla scandalosa sentenza della Corte di Cassazione italiana, che nel novembre del 1998 annullò la condanna per stupro nei confronti di una ragazza perché indossava jeans aderenti. Un coro di protesta che grazie alla GUESS Foundation Europe ha superato i confini americani e via via paese dopo paese, nazione dopo nazione è arrivata lo scorso anno finalmente anche in Italia dove Guess, insieme a The Circle Italia Onlus ha lanciato una campagna di sensibilizzazione che è corsa sui social con l’hastag #StopSexualViolence a favore dell’associazione “Donne in Rete contro la violenza”. Il 27 Maggio, data ufficiale del Denim Day, diversi sono stati gli influencer che  in rete hanno fatto sentire la propria voce in merito a questo tema.

Particolarmente incisivo ed irriverente L’Espresso che con il suo tweet “Se pensi che un paio di shorts giustifichino uno stupro di troppo corto c’è solo il tuo cervello”, ha coinvolto diversi esponenti del mondo del giornalismo, dalla redazione ma anche dal direttore di Marie Claire, a Gioia, da Vanity Fair a The Men Issue, dalla 27esima, fino al Direttore de Il Corriere della Sera. Molte anche le celebrities che hanno partecipato al Denim Day, offrendo il proprio volto per la realizzazione del filmato “Apri gli occhi e indossa il tuo denim”;  endorser d’eccezione, da Belen Rodriguez a Beppe Fiorello, da Elena Santarelli a Carlo Cracco fino a Fiona May, che hanno contribuito a personalizzare e diffondere il messaggio della campagna Guess in Italia. Il più storico tra i capi di abbigliamento si riempie così di valore e di contenuto, trasformandosi  da “capo della discordia” in tribunale a portatore di messaggi per aumentare la consapevolezza verso una piaga sociale sempre più diffusa. Per Guess, un brand che con le sue iconiche campagne e le sue sensuali testimonial è diventato simbolo del jeans più glam e femminile, si tratta di una battaglia particolarmente significativa che senza dubbio ha un valore aggiunto in termini di reputation del brand. Non solo apparenza ma anche contenuto.

Storico e senza tempo, il jeans non è mai stato un semplice capo di abbigliamento, ma da sempre rappresenta lo specchio di una epoca, il simbolo di intere generazioni.  Dopo il boom negli anni ’50, con i primi divi del cinema e del rock ‘n roll che sfoggiano con fierezza il loro denim, il jeans diventa la voce della contestazione degli anni ’60, il tratto distintivo dei figli dei fiori negli anni ’70 e l’emblema del benessere degli anni ’80, dove il denim è rigorosamente firmato, una icona di appartenenza ad un determinato status. Nel nuovo millennio, cambiano i modelli di riferimento, inizia a diffondersi l’esigenza di valori autentici, di una coscienza etica e il denim ancora una volta si fa portavoce di questa nuova tendenza, lavorando in un’ottica di storytelling e  di social responsibility.

La capacità di reinventarsi del jeans si svela anche attraverso le campagne adv che hanno visto la comunicazione trasformarsi e passare dall’immagine del cowboy americano con jeans e cappello che ha fatto il giro del mondo negli anni ’60  alla provocatoria campagna dei Jeans Jesus (firmata da Oliviero Toscani ed Emanuele Pirella) con l’irriverente slogan “Chi mi ama mi segua” sugli hot pants di un’avvenente e giovanissima modella. Indimenticabili sono gli spot della Levi’s degli anni ‘80/90 che grazie ad un sapiente mix di elementi sono passati alla storia. Uno su tutti Nick Kamen che, semplicemente in slip, aspetta il lavaggio dei suoi 501 in una lavanderia pubblica. Nessuno nato prima degli anni ottanta può non ricordare lo spot in questione!

Nel nuovo millennio la leggerezza e il glamour lasciano il posto al bisogno di contenuti e valori; i brand si raccontano attraverso il proprio impegno nel sociale, ne sono un esempio significativo, oltre a Guess, il colosso americano Levi’s impegnato da tempo nella salvaguardia dell’ambiente e Diesel, che con la sua “Only the Brave Foundation” ha fatto dell’impegno nel sociale un punto di forza.

L’etica diventa parte integrante della qualità del prodotto stesso e i brand più attenti  hanno colto l’importanza di lavorare a più livelli sul consumatore che è sempre più attento ed esigente, fa le sue scelte in maniera critica e consapevole, e soprattutto è alla ricerca non solo di forma ma anche di contenuto. Anche in un paio di jeans!

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